Nelle periferie romane. Calcio sociale a Corviale.

Serbatoio di voti pre-elettorale, abbandonate al loro destino a giochi (politici) fatti, troppo spesso delle sconfinate periferie romane si sente parlare solo quando se ne denuncia l’abbandono e il degrado. Eppure nei quartieri “non centrali“, al di fuori del Grande Raccordo Anulare, della capitale d’Italia vive il 23 per cento della sua popolazione. Sono arrivato qualche anno fa al “Campo dei Miracoli” di Corviale, una struttura sportiva moderna e realizzata, utilizzando materiali e tecnologie eco-compatibili. Incuriosito da un programma televisivo che raccontava di un’esperienza che ha in qualche modo cambiato l’immagine di quello che i romani chiamano “il serpentone”. Un palazzo/mostro lungo più di un chilometro costruito alla fine degli anni ’70, e che avrebbe dovuto rappresentare un avveniristico esperimento di edilizia abitativa popolare. Migliaia di persone concentrate in un unico spazio abitativo, ma provvisto di tutti i servizi necessari per renderlo autosufficiente e circondato dal verde degli ultimi scampoli di Agro Romano. La storia vera di Corviale è purtroppo ben nota. I servizi promessi di fatto mai arrivati, un palazzo grande come un quartiere che cade in pezzi per mancanza di manutenzione e diventa punto di riferimento per un’umanità disperata. Persone senza casa, spinte verso la periferia dall’alto costo degli affitti delle zone più centrali, occupazioni, criminalità come unica alternativa alla mancanza cronica di lavoro. In tutto questo un gruppo di persone recupera e affitta un vecchio spazio di proprietà della Regione Lazio, trasformandolo in un centro sportivo e in scuola di calcio/ vita. Ed è questa 犀利士5mg
la grande novità “politica” del “Calcio Sociale”, inventato da Massimo Vallati, appassionato di football e infaticabile animatore e motore propulsivo del Campo dei Miracoli. Nuove e originali regole per uno sport che privilegi l’inclusione dei più deboli. Che stimoli una competitività basata non sulle spietate leggi del calcio business, ma sulla solidarietà, sul volontariato, sulla difesa degli spazi sociali e dell’ambiente. Il tutto condito da un brillante spirito imprenditoriale, che, alla fine, riuscirà ad attirare sponsor, celebrità sportive, politici e tanta stampa interessata a parlare, per una volta, delle periferie romane in modo diverso, positivo. Certo si tratta di un’esperienza, quella del Campo dei Miracoli, su cui, a Corviale, non tutti la pensano allo stesso modo. E sono diversi a ritenere che la “passarella” di celebrità non sia servita a risolvere i tanti problemi che il quartiere continua ancora ad avere. Dubbi legittimi. Ma se una periferia riesce a cambiare la propria immagine “aiutandosi da sola”, dando una chance di cambiamento e riscatto a chi vi abita, siamo di fronte a un percorso di cui nessuno può disconoscere l’importanza e la concretezza. Lunga vita al Campo dei Miracoli!

 

Roberto Nistri
www.robertonistri.com