Viaggi fotografici. Proteggere la nostra attrezzatura e i file scattati in quattro punti.

Un viaggio fotografico inizia molto prima di partire. E’ necessario infatti organizzare nel migliore dei modi il trasporto della propria attrezzatura e la protezione dei file scattati. Che, oltre ai nostri ricordi, sono alla fine l’unica che ci resterà, anche dopo anni, di quell’avventura. Vediamo quindi di come organizzarci per non rischiare brutte esperienze.

  1. Lo zaino. E’ una componente fondamentale della nostra attrezzatura e deve essere scelto con attenzione, cercando il modello più adatto alle nostre esigenze. Il primo sbaglio da evitare è quello di acquistarne uno troppo piccolo, pensando che questo ci farà risparmiare sul peso che porteremo sulle spalle. E’ esattamente il contrario, uno zaino troppo piccolo riempito fino al suo limite, sarà molto più scomodo e “pesante” di uno in cui il peso è distribuito su una superficie maggiore. E a soffrirne sarà anche la nostra attrezzatura fotografica, più soggetta a urti interni allo zaino stesso. Un consiglio spesso sottovalutato: corpi macchina e obiettivi vanno trasportati sempre separati, soprattutto se si tratta di zoom e teleobiettivi. Qualsiasi laboratorio di assistenza vi dirà che la maggior parte dei danni gravi avviene in seguito a urti subiti da macchine trasportate con le lenti assemblate. Spesso anche i graffi della lente frontale avvengono quando gli obiettivi sono conservati all’interno dello zaino senza il tappo frontale. In caso di climi molto umidi dei sacchetti di “silica gel” (https://www.disidry.it/blog-it/il-silicagel-sfuso-quando-serve-come-sceglierlo/) possono aiutare ad evitare la formazione di muffe e funghi in corpi macchina e obiettivi non garantiti come “tropicalizzati”. Il problema di questi gel è che hanno una vita piuttosto breve, quando cambiano colore vanno sostituiti perché hanno perso la loro capacità di assorbire l’umidità, o rigenerati. Per farlo in genere basta scaldarli in una padella sul fuoco basso o in un fornetto a microonde fino a quando il colore non torna quello iniziale.

  2. Il viaggio in aereo. La nostra attrezzatura deve ovviamente viaggiare come bagaglio a mano, per evitare possibili smarrimenti e urti violenti e imprevedibili. Chi non ha mai visto le valige letteralmente “lanciate” sui rulli trasportatori dagli addetti ai bagagli degli aeroporti? L’unica eccezione può essere rappresentata dai droni, che vanno tuttavia protetti all’interno di specifiche custodie rigide, dopo avere rimosso le loro batterie. Tutti i regolamenti internazionali impongano che le stesse viaggino, per giusti motivi di sicurezza, al 30% o poco più della loro carica, esclusivamente come bagaglio a mano. Anche i cavalletti nella maggioranza a casa non sono accettati all’interno degli aeromobili, e vanno quindi imbarcati in stiva. Si può però, se possibile, rimuovere la testa e aggiungerla al nostro bagaglio a mano. Per i miei viaggi fotografici, siano essi personali e con dei gruppi, utilizzo quasi esclusivamente compagnie di bandiera e non quelle low-cost, tranne quando, come nel caso dell’irlandese Air Lingus, le due cose si sovrappongono. La ragione è sono molto più flessibili sull’imbarco dei bagagli a mano, che normalmente non sono mai pesati. Se comunque abbiamo troppa attrezzatura quello che si può fare è passarne una parte, non troppa però, nel secondo bagaglio a mano consentito, che di regola dovrebbe contenere solo il nostro laptop. Altro escamotage possibile è di indossare durante il viaggio un gilet fotografico o comunque provvisto di molte tasche, dove di solito riesco tranquillamente (si fa per dire…) a portare almeno due obiettivi corti, un flash qualche altro accessorio non troppo pesante, come il commander che pilota i flash wireless.

  3. Protezione dei nostri file. Sempre più spesso sento di fotografi che rinunciano, per questioni di peso del bagaglio, a portare in viaggio il proprio laptop sui cui effettuare il backup dei file delle immagini realizzate. Optando per l’acquisto e l’utilizzo di una gran numero di schede di memoria, che certamente sono meno ingombranti. Il problema però, è che limitarsi a conservare le schede piene non è considerabile un backup, visto che continueremo ad avere solo una singola copia delle foto che abbiamo scattato. Nel caso di macchine con due slot si potrebbe utilizzare la funzione che prevede di creare sulla seconda scheda una copia di quanto contenuto nella prima. Ma questo, non dimentichiamocelo, raddoppia il numero delle card di cui avremo bisogno. Va considerato, inoltre, che se le schede di memoria di marca sono attualmente supporti piuttosto affidabili, malfunzionamenti sono sempre possibili e avvengono con una discreta frequenza. Negli anni, ho avuto esperienze negative ad esempio con due CF (Compact Flash) nuove e di qualità e marca top che si sono “rotte” in viaggio a pochi mesi dall’acquisto. Personalmente per i backup uso un laptop, oramai ce ne sono in commercio modelli veramente leggeri, e due hard disk esterni su cui copio, sera dopo sera, durante tutto il viaggio, le foto che ho scattato. Uno degli hard disk lo lascio, durante le uscite, in albergo, meglio se chiuso nell’eventuale safe box della stanza. L’altro è sempre con me nello zaino dell’attrezzatura fotografica. Durante i viaggi in aereo gli hard disk vanno aggiunti al bagaglio a mano, mentre durante gli spostamenti a terra personalmente li conservo in valigia all’interno di una di quelle scatole di plastica super resistenti a urti, acqua e polvere e con chiusura di sicurezza prodotte ad esempio dalla Pelikan, ovviamente di piccole dimensioni. Poco praticabile è anche la soluzione di archiviare copie dei propri scatti in tablet come l’IPad, vista la scarsa disponibilità di memoria interna di questo tipo di device rispetto alla “pesantezza” dei file raw prodotti dalle macchine attuali. Anche l’archiviazione online su cloud è di difficile attuazione, al di là del fatto che porterebbe via moltissimo del nostro prezioso tempo serale, che è certamente meglio dedicare al sonno o comunque al relax, in quanto implica una connessione molto veloce, spesso impossibile da ottenere fuori dall’Europa (ma talvolta anche al suo interno) anche nelle migliori strutture alberghiere.

  4. Ridondanza. Tutto quello che riguarda il traporto e l’archiviazione in sicurezza delle nostre foto andrebbe portato in viaggio doppio. Non ci dobbiamo scordare che le immagini che scatteremo sono il principale motivo per cui abbiamo speso migliaia di euro e sarebbe paradossale perderle e non poterle archiviare in sicurezza per averne volute risparmiare poche decine, di euro. Quindi come già detto doppio hard disk di backup ma anche doppio lettore di schede, di ottima qualità, e relativo cavetto, soprattutto se utilizziamo formati specifici come CF Express e XQD, i cui reader, al contrario di quelli per schede SD, spesso integrati nei laptop, non sono di facile reperibilità. Siamo un po’ fuori argomento, ma nei viaggi mi porto anche un doppio carica batterie per i miei corpi macchina, visto che non sempre sono direttamente ricaricabili tramite cavetto USB. Ricarica che è sempre comunque molto più lunga di quella effettuata con i battery charger dedicati.

Roberto Nistri
15-6-2025

www.robertonistri.com

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